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'''Dalle riflessioni dell'Ultimo Drago:''' | '''Dalle riflessioni dell'Ultimo Drago:''' | ||
Sono | Sono l’ultimo del mio genere. Un drago, nato in un tempo lontano, quando il cielo era un velo senza stelle e la terra giaceva spoglia e silenziosa. Noi draghi regnavamo incontrastati, montagne viventi, eterni, indomiti. Ma persino nel nostro infinito dominio, vi era una legge crudele, un ordine che non conosceva pietà. I piccoli nati deboli o malformati – chiamati Drakari – venivano scartati come rifiuti, gettati lontano, a morire o vivere nel dolore della solitudine. Loro, a differenza dei draghi, erano longevi ma non immortali. E io… ero uno di quei rifiutati. | ||
Abbandonato, crebbi senza il calore della mia stirpe. Fui costretto a vagare in silenzio e umiltà, strisciante come un’ombra tra giganti che a malapena tolleravano la mia presenza. Ma il fuoco che brucia nell'anima di un drago non può mai essere spento del tutto. E così, nel mio animo cresceva la scintilla della vendetta, covavo l’odio in ogni respiro, in ogni battito. E finalmente, una notte, il mio desiderio si avverò. | |||
Era una notte di duelli, una delle poche occasioni in cui i draghi si riunivano per celebrare la loro forza. Zhar'ganthul, il drago più potente del clan, giaceva stremato dopo aver affrontato ogni sfidante. Fu allora che colsi la mia occasione. Entrai nella sua bocca spalancata e percorsi il lungo cammino fino al suo cuore pulsante, divorandolo con la forza della mia disperazione. Fu solo allora che scoprii il segreto: uccidere un drago era possibile. | |||
La mia vita | Tuttavia, non ebbi il tempo di assaporare la vittoria. Mentre fuggivo, una crepa si aprì nel cielo oscuro e una pioggia di fulmini argentei si riversò su di noi, colpendo i miei simili con ferocia implacabile. I draghi vennero sterminati e pietrificati, ridotti a monumenti silenti. E così nacque il primo ciclo di luce e oscurità. Fu la prima volta che conobbi il passaggio del tempo. | ||
Solo, vagabondai in quel mondo nascente. Osservai, nei secoli, il muschio coprire le rocce, il verde conquistare la terra grigia, e infine le acque scorrere, riempiendo vuoti e ferite. Per quasi centomila anni vagai tra valli e colline, finché, un giorno, incrociai una forma di vita diversa, fragile e curiosa: gli umani. | |||
Il primo incontro avvenne con due bambini, indifesi contro i lupi che li attorniavano. Li difesi, sacrificando un braccio nella battaglia. La ferita bruciava, ma non me ne curai. Quelli piccoli mi trascinarono nel loro villaggio, raccontando agli adulti di ciò che avevo fatto. E così, da nemico temuto, divenni un protettore rispettato. Col tempo, i loro sguardi sospettosi si addolcirono; mi diedero un nome: Ranga. Per la mia razza avere un nome è simbolo di grande forza e coraggio, infatti di solito il nome viene conquistato con la sottomissione, quasi mai si riceveva. | |||
Per secoli ho vissuto con loro, insegnando loro ciò che conoscevo del mondo, guidandoli, imparando persino a parlare la loro lingua, a comprendere i loro sogni e le loro paure. La mia vita sembrava finalmente tranquilla, finché la notte non iniziò a portare con sé qualcosa di nuovo: sussurri, ombre sibilanti che s’insinuavano nei miei sogni, e gradualmente, nelle ore di veglia. | |||
I sussurri divennero bisbigli incessanti, ombre incombenti che non mi davano pace. Per altri mille anni sopportai la loro presenza, fino a che una notte presero forma, danzando come spettri nel buio, avvolgendomi in una tempesta di visioni e tormenti. Fuggii, inseguito dalle loro sagome impalpabili, incespicando nell’oscurità, fino ad inciampare e crollare privo di forze. | |||
Al risveglio, il mondo era silenzioso, gli spettri svaniti. Ma quando tornai al villaggio, trovai solo desolazione. Gli umani erano fuggiti, spaventati dalle ombre che mi accompagnavano, abbandonando case e ricordi. Restai solo ancora una volta, eppure quella notte mi risolsi ad affrontare le ombre. Non sarei fuggito. | |||
Quando giunse la notte successiva, tra gli incalcolabili spettri, scese una figura maestosa, avvolta in ali che splendevano come argento al chiaro di luna. Non sentii odio, né minaccia, ma una voce calma e gentile che sussurrò: “Non dovresti essere qui, lasciami rimediare.” | |||
Senza nemmeno un grido, sentii il colpo finale che mi attraversò il cuore. Lentamente, il mio corpo iniziò a indurirsi, pietrificandosi come i miei simili di un tempo lontano. Chiusi gli occhi, sereno, mentre il mondo scivolava via. | |||
E così finisce la mia storia. Ero Ranga, il Drakari, l’ultimo dei draghi. E in quel momento, mentre il mio corpo si mutava in pietra, il mio spirito trovò la pace, unendosi all’eterno silenzio da cui eravamo tutti nati. | |||
==Interazioni Importanti== | ==Interazioni Importanti== |
Versione attuale delle 20:36, 5 nov 2024
Sesso: | Uomo |
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Razza: | Drakari |
Classe: | Ranger |
Anzianità: | Centinaia di migliaia di anni |
Ruolo: | Giornatore Protagonista |
Affiliazioni: | ??? |
Luoghi: | Villaggio di Verdeluna |
Storia[modifica]
Dalle riflessioni dell'Ultimo Drago:
Sono l’ultimo del mio genere. Un drago, nato in un tempo lontano, quando il cielo era un velo senza stelle e la terra giaceva spoglia e silenziosa. Noi draghi regnavamo incontrastati, montagne viventi, eterni, indomiti. Ma persino nel nostro infinito dominio, vi era una legge crudele, un ordine che non conosceva pietà. I piccoli nati deboli o malformati – chiamati Drakari – venivano scartati come rifiuti, gettati lontano, a morire o vivere nel dolore della solitudine. Loro, a differenza dei draghi, erano longevi ma non immortali. E io… ero uno di quei rifiutati.
Abbandonato, crebbi senza il calore della mia stirpe. Fui costretto a vagare in silenzio e umiltà, strisciante come un’ombra tra giganti che a malapena tolleravano la mia presenza. Ma il fuoco che brucia nell'anima di un drago non può mai essere spento del tutto. E così, nel mio animo cresceva la scintilla della vendetta, covavo l’odio in ogni respiro, in ogni battito. E finalmente, una notte, il mio desiderio si avverò.
Era una notte di duelli, una delle poche occasioni in cui i draghi si riunivano per celebrare la loro forza. Zhar'ganthul, il drago più potente del clan, giaceva stremato dopo aver affrontato ogni sfidante. Fu allora che colsi la mia occasione. Entrai nella sua bocca spalancata e percorsi il lungo cammino fino al suo cuore pulsante, divorandolo con la forza della mia disperazione. Fu solo allora che scoprii il segreto: uccidere un drago era possibile.
Tuttavia, non ebbi il tempo di assaporare la vittoria. Mentre fuggivo, una crepa si aprì nel cielo oscuro e una pioggia di fulmini argentei si riversò su di noi, colpendo i miei simili con ferocia implacabile. I draghi vennero sterminati e pietrificati, ridotti a monumenti silenti. E così nacque il primo ciclo di luce e oscurità. Fu la prima volta che conobbi il passaggio del tempo.
Solo, vagabondai in quel mondo nascente. Osservai, nei secoli, il muschio coprire le rocce, il verde conquistare la terra grigia, e infine le acque scorrere, riempiendo vuoti e ferite. Per quasi centomila anni vagai tra valli e colline, finché, un giorno, incrociai una forma di vita diversa, fragile e curiosa: gli umani.
Il primo incontro avvenne con due bambini, indifesi contro i lupi che li attorniavano. Li difesi, sacrificando un braccio nella battaglia. La ferita bruciava, ma non me ne curai. Quelli piccoli mi trascinarono nel loro villaggio, raccontando agli adulti di ciò che avevo fatto. E così, da nemico temuto, divenni un protettore rispettato. Col tempo, i loro sguardi sospettosi si addolcirono; mi diedero un nome: Ranga. Per la mia razza avere un nome è simbolo di grande forza e coraggio, infatti di solito il nome viene conquistato con la sottomissione, quasi mai si riceveva.
Per secoli ho vissuto con loro, insegnando loro ciò che conoscevo del mondo, guidandoli, imparando persino a parlare la loro lingua, a comprendere i loro sogni e le loro paure. La mia vita sembrava finalmente tranquilla, finché la notte non iniziò a portare con sé qualcosa di nuovo: sussurri, ombre sibilanti che s’insinuavano nei miei sogni, e gradualmente, nelle ore di veglia.
I sussurri divennero bisbigli incessanti, ombre incombenti che non mi davano pace. Per altri mille anni sopportai la loro presenza, fino a che una notte presero forma, danzando come spettri nel buio, avvolgendomi in una tempesta di visioni e tormenti. Fuggii, inseguito dalle loro sagome impalpabili, incespicando nell’oscurità, fino ad inciampare e crollare privo di forze.
Al risveglio, il mondo era silenzioso, gli spettri svaniti. Ma quando tornai al villaggio, trovai solo desolazione. Gli umani erano fuggiti, spaventati dalle ombre che mi accompagnavano, abbandonando case e ricordi. Restai solo ancora una volta, eppure quella notte mi risolsi ad affrontare le ombre. Non sarei fuggito.
Quando giunse la notte successiva, tra gli incalcolabili spettri, scese una figura maestosa, avvolta in ali che splendevano come argento al chiaro di luna. Non sentii odio, né minaccia, ma una voce calma e gentile che sussurrò: “Non dovresti essere qui, lasciami rimediare.”
Senza nemmeno un grido, sentii il colpo finale che mi attraversò il cuore. Lentamente, il mio corpo iniziò a indurirsi, pietrificandosi come i miei simili di un tempo lontano. Chiusi gli occhi, sereno, mentre il mondo scivolava via.
E così finisce la mia storia. Ero Ranga, il Drakari, l’ultimo dei draghi. E in quel momento, mentre il mio corpo si mutava in pietra, il mio spirito trovò la pace, unendosi all’eterno silenzio da cui eravamo tutti nati.
Interazioni Importanti[modifica]
Ranga incontra tutti gli altri per la prima volta dopo essere uscito dalla sua forma di statua nel Villaggio di Verdeluna e, dopo aver liberato questo dai goblin, gli abitanti lo riconoscono come l'antico eroe del villaggio
Ruolo nel Party[modifica]
E' un ranger specializzato nel combattimento a distanza ma ha esperienza anche nel combattimento ravvicinato, è un abile navigatore, è sempre all'erta e sa lavorare il legno
Aspetto[modifica]
E' un Drakari di circa 1.90 m di altezza, ha delle resistenti scaglie nere su tutto il corpo, ha una coda e assomiglia a un drago in miniatura/lucertola gigante.
Carattere[modifica]
E' solitamente pacato e fa fatica a perdere la calma, fa di tutto per proteggere gli umani e non ha pietà per i goblin o simili. Sembra essere particolarmente impaurito dagli spettri
Poteri Particolari[modifica]
Usa la balestra